Matrimonio | “Caro, ti lascio”, ecco cosa spetta alla moglie dopo il divorzio. Le spese che l’ex marito deve sostenere e quanto, la moglie ci “guadagna” dal separarsi dal maritino .
Sempre più, in Italia, ci si divorzia, causa anche delle nuove leggi sul divorzio rese ancor più facili (per fortuna) dalla tempistica agevolata. E si dice che a pagarne le spese, anche in termini monetari, anzi soprattutto per quello, è il marito. Ma è vero? E’ sempre così? Cosa spetta alla moglie in caso di separazione e di avvenuto divorzio? Cosa dice la Legge a riguardo? Quando la coppia va in crisi si rischia, a volte, lo scontro per questioni di puro principio. La migliore separazione è quella che si fa di comune accordo in tribunale, anche perché, con o senza il consenso dell’altro coniuge, il giudice dichiarerà ugualmente la fine del matrimonio stabilendo quali saranno, per il futuro, i diritti e i doveri delle parti. Non è quindi con una pretestuosa opposizione che ci si può sottrarre all’applicazione della legge. Ma scopriamo più da vicino cosa spetta alla moglie e cosa al marito dalla fine di un matrimonio.
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Matrimonio finito | Cosa bisogna aspettarsi economicamente dall’ex
Quando finisce un matrimonio non è mai una cosa positiva, o meglio, dipende dal motivo per cui ci si lascia. Ma nella maggior parte dei casi, dai dati emersi, le coppie in Italia tendono a separarsi con maggiore facilità rispetto a 10 o 20 anni fa. Questo dipende da molte variabili, uno fra tutti la poca tollerabilità del partner. La pochissima pazienza da parte della moglie o del marito nei confronti del coniuge e, molto spesso, la mancanza di una comunicazione fondata sul rispetto dell’altro. Poi, quando il “marito” ha molti beni materiali, il divorzio diventa, per molte donne, un obiettivo a cui puntare per ottenere quello che davvero desiderano: una stabilità economica e la libertà di fare come desiderano. Ovviamente non tutte le mogli sono così, per fortuna, ma una cospicua percentuale di donne, per così dire, materialiste esiste davvero e non solo nei film.
Dall’altro lato c’è spesso chi non intende garantire all’ex ciò che invece gli compete. E siccome il fulcro della battaglia si concentra quasi sempre su ciò che spetta alla donna, abbiamo voluto elencare in questo articolo tutti i diritti della moglie in caso di separazione e divorzio.
Separazione e Divorzio | Quale differenza legale?
Per comprendere quali sono i diritti della moglie in caso di separazione e quelli dopo il successivo divorzio è bene spiegare qual è la differenza tra queste due condizioni. Proprio da ciò dipende infatti una diversa elencazione. Ecco allora cosa deve sapere la moglie, ma anche il marito, in termini pratici e concreti.
Con la separazione cessano alcuni tipici obblighi del matrimonio come ad esempio la fedeltà e la convivenza. Ne restano in piedi altri, come ad esempio il dovere di assistenza materiale, ragion per cui bisogna continuare a garantire il mantenimento all’ex secondo lo stesso tenore di vita di cui questi godeva quando ancora la coppia era unita.
Con il divorzio invece si scioglie definitivamente ogni legame tra marito e moglie. L’unico vincolo che residua è quello collegato all’assegno divorzile, che ha una funzione assistenziale, rivolta a sostenere il coniuge che non è in grado di badare a se stesso o che, in ragione dell’attività prestata per la famiglia durante il matrimonio, non ha coltivato una carriera lavorativa.
Insomma, la differenza tra separazione e divorzio è che, nel primo caso, alcuni rapporti restano in piedi mentre cessano con il successivo passo. Si tenga infine conto che la coppia può anche decidere di rimanere separata a vita senza procedere al divorzio, non essendo quest’ultimo obbligatorio.
Cosa spetta alla moglie in caso di Separazione
Il fatto che con la separazione il matrimonio non sia ancora completamente sciolto fa sì che i diritti della donna siano in parte più forti. In modo particolare, alla moglie spetta, in caso di separazione:
L’assegno di mantenimento
Il mantenimento deve garantire alla donna lo stesso tenore di vita che aveva finché è rimasta in casa con l’uomo, tenendo comunque in considerazione le effettive possibilità economiche di quest’ultimo per le maggiori spese che andrà ad affrontare (come nel caso in cui sia costretto ad abbandonare la casa).
Alla moglie non spetta il mantenimento se il giudice ritiene che la colpa della fine del matrimonio sia a lei attribuibile per aver violato uno dei doveri del matrimonio: fedeltà, coabitazione, assistenza morale e materiale. Ad esempio, viene meno il mantenimento per la moglie adultera (a meno che risulti che il tradimento sia avvenuto quando già la coppia era in crisi e non aveva più rapporti), per la moglie che è andata via di casa senza più volervi tornare, per la moglie che ha abbandonato il marito malato, ecc.. Il mantenimento viene meno se la moglie inizia una relazione stabile con un altro uomo.
La casa coniugale
Alla donna spetta continuare a vivere nella casa coniugale – anche se di proprietà del marito o in comunione o in affitto – solo a condizione che il giudice abbia collocato presso di lei i figli. In una coppia senza figli o con figli grandi e autonomi, la casa resta al proprietario. Poiché l’assegnazione della casa viene disposta per tutelare i figli, essa spetta anche in presenza di addebito alla moglie.
L’affidamento condiviso per i figli
Salvo che la madre non si riveli palesemente incapace di accudire e badare ai figli, su di lei gravano gli stessi obblighi, ma anche gli stessi diritti, per quanto attiene alla crescita dei figli, alle scelte più importanti per la loro educazione e formazione. Tanto viene detto «affidamento condiviso». L’alternativa è l’affidamento esclusivo.
La collocazione dei figli presso di sé
Con la separazione o il divorzio, i figli minorenni vanno quasi sempre a stare con la madre per via della preferenza in favore di quest’ultima anche da parte della giurisprudenza. In ogni caso i figli con più di 12 anni vengono sempre sentiti e il loro parere può essere determinante nella decisione del giudice.
Il mantenimento per i figli
Se i figli dovessero essere allocati presso la madre, il padre deve versare a quest’ultima un assegno periodico per le spese ordinarie oltre a una percentuale (di norma il 50%) sulle spese straordinarie. Valgono le stesse regole che vedremo nel successivo paragrafo relativo ai diritti della moglie dopo il divorzio.
I diritti successori
Se il marito dovesse morire prima del divorzio, la moglie sarebbe sua erede secondo le regole generali. Per cui, in assenza di figli, sarebbe erede universale, altrimenti è tenuta a dividere con questi il patrimonio (metà in presenza di un figlio, il 33% in caso di due o più figli). In ogni caso ha l’usufrutto legale sulla casa vita natural durante;
La pensione di reversibilità dell’ex marito
La reversibilità è una misura che spetta al coniuge, anche se separato, in caso di morte dell’ex. Non sono previste condizioni. Non spetta la reversibilità se la moglie ha subito l’addebito; la possibilità di iniziare una nuova relazione e di venir meno al vincolo della fedeltà.
Se il marito dovesse andare in pensione prima del divorzio, alla moglie separata non spetta la quota del Tfr che invece le spetterebbe dopo il divorzio.
Cosa spetta alla moglie in caso di Divorzio
Con il divorzio molti dei diritti della moglie che abbiamo appena visto con la separazione vengono meno. Difatti, alla moglie, in caso di divorzio spetterebbe:
L’assegno divorzile
Questo non deve più garantire lo stesso tenore di vita che aveva la donna in costanza del matrimonio ma solo l’autosufficienza economica. Con la conseguenza che se la donna ha già un lavoro o comunque una forma di sostentamento decoroso non può rivendicare nulla. Se tuttavia la donna, durante il matrimonio, ha rinunciato alla carriera per badare alla casa, perdendo così il contatto con il mondo del lavoro, l’assegno divorzile deve essere proporzionato a tale contributo da lei offerto alla famiglia.
I figli condivisi
Per ciò che riguarda l’affidamento condiviso dei figli, questo non cambia rispetto alla separazione, infatti i diritti sono gli stessi per entrambe le decisioni.
La collocazione dei figli fino a che non diventano maggiorenni spetta sempre alla madre, dunque i bambini minori rimarranno ad abitare con la madre, e possono decidere da sé, come anticipato nel paragrafo della separazione, una volta maggiorenni.
Il mantenimento per i figli maggiorenni
Il mantenimento dei figli deve essere corrisposto dal padre finché questi non diventano autosufficienti e, di solito, non oltre i 35 anni. Il figlio divenuto maggiorenne può chiedere che l’assegno venga versato direttamente nelle sue mani e non più alla madre, ma se tale richiesta non viene effettuata il padre dovrà comunque bonificare l’importo all’ex moglie.
Una quota del Tfr
All’ex coniuge divorziato spetta una quota del Tfr (di norma il 40%) solo se:
- titolare dell’assegno di mantenimento e sempre che detto mantenimento non sia stato pagato con un’unico assegno (cosiddetta “una tantum”);
- non risposatosi;
- il Tfr deve essere stato liquidato dall’azienda dopo la sentenza di divorzio, ma deve essere il frutto del lavoro svolto (anche solo in parte) quando la coppia era ancora sposata;
Con il divorzio, la donna ha la possibilità di risposarsi e sempre con il divorzio cessano quindi i diritti successori e il diritto alla reversibilità.
E il marito, in caso di separazione o divorzio “deve pagare” sempre?
Se finora abbiamo ben capito che è la moglie quella a cui spetta la fetta più buona della torta e il marito è “costretto” a pagarne le conseguenze, la Legge prevede anche dei diritti per l’uomo in fatto di separazione e divorzio. Questo è un punto assai delicato, poiché anche se a volte i padri hanno la piena ragione per ciò che riguarda affidamento dei figli e sostentamento economico verso la moglie e la prole, la Cassazione, prevede regole ferree a riguardo. Infatti, la Cassazione ha sposato il principio della cosiddetta maternal preference: in pratica, a parità di condizioni e di merito tra marito e moglie, i figli minorenni devono andare a convivere con la madre. E ciò anche se quest’ultima è disoccupata e non ha un appartamento dove abitare. A fondamento di tale scelta c’è una ragione di carattere biologico: la nascita dal ventre materno rende il figlio maggiormente attaccato alla mamma e, all’atto pratico, più bisognoso di questa.
La collocazione del figlio implica una conseguenza fondamentale nei diritti del marito in caso di separazione e divorzio: la casa coniugale viene sempre assegnata al genitore con cui vanno a vivere i figli, a conti fatti la madre. E ciò anche se la donna subisce l’addebito per aver colpevolmente decretato la fine del matrimonio. Per capirci meglio, facciamo 3 esempi concreti in caso di separazione:
- se la donna dichiara all’uomo di non amarlo più, il giudice pronuncia la separazione senza addebito (non c’è colpa nel non essere più innamorati) e assegna la casa alla moglie con tutti i figli;
- se la donna tradisce il marito, il tribunale dichiara la separazione con addebito alla moglie, tuttavia le assegna ugualmente casa e figli;
- se la donna va via di casa sul più bello e lascia il marito da solo, il giudice pronuncia anche in questo caso la separazione con addebito alla moglie ma le assegna ugualmente la casa e i figli.
In tutti e tre gli esempi, comunque quella che ci “guadagna” è sempre la moglie. Insomma, tra i diritti del marito in caso di separazione e divorzio non c’è purtroppo quello di riprendersi la casa propria se la coppia ha avuto figli. In assenza di figli, invece, l’immobile resta nella proprietà del titolare o, in caso di comunione legale, va diviso (se ciò non è possibile, va venduto e il ricavato spartito al 50%).L’unica “arma” a favore del marito verso l’ex moglie è la richiesta di cessazione di mantenimento solo in un determinato caso: se quest’ultima ha intrapreso una nuova e stabile convivenza con un altro uomo.(Fonte: laleggepertutti.it)