Solitudine nel matrimonio: la sensazione di vivere da soli in coppia, come nasce la solitudine in una relazione amorosa? quali sono le cause e come uscirne.
La sensazione di vivere soli anche se, in realtà si è in coppia ha un nome ben preciso: Solitudine matrimoniale. Un malessere emotivo, di disagio costante che non ti abbandona mai e che cresce ancor di più quando si è con il partner. A chi non è mai capitato di passeggiare, magari, in compagnia del proprio partner, marito o fidanzato che sia, e sentirsi soli? Capita spesso, purtroppo, ed è una sensazione che attanaglia il cuore e l’anima. Ci si chiede il motivo, ci si incolpa, magari, per qualcosa che erroneamente abbiamo commesso per arrivare a questo punto ma, la verità è che molto spesso non si riesce ad uscirne fuori. La cosa peggiore è osservare in giro, al ristorante o mentre si mangia un gelato all’aperto, che intorno a noi le coppie appaiono, al contrario, tutte unite, romantiche e forti. In questi casi l’angoscia ci aggredisce ancora di più come un mostro velenoso facendoci sprofondare nell’abisso della solitudine. Pensiamo di lasciare perdere, di andare via, di abbandonare (anche solo momentaneamente) il nostro partner – un po’ per metterlo/la o metterci alla prova ma, non sempre ci riusciamo o meglio, se capita, il riavvicinamento è completo sempre a metà: pochi giorni, al massimo un paio di settimane e tutto ritorna come prima. In pratica iniziamo a dubitare di noi stessi, della nostra salute mentale, di questa costante e continua insoddisfazione che ci porta ad andare sempre più giù lasciandoci soli con la nostra solitudine di coppia. Ci si può sentire soli anche in coppia? Certo che sì, e a volte ci si sente soli solo quando si è in coppia. Scopriamo le motivazioni, le cause che sono alla base di questa solitudine matrimoniale e come uscirne fuori.
Solitudine nel matrimonio: Le diverse forme di solitudine in coppia
Solitudine nel matrimonio (Istock)
Dobbiamo capire che sentirsi soli nonostante la presenza degli altri non fa altro che consumarci e distruggerci poco alla volta. Avere il coraggio di ammetterlo e allontanarci da questo contesto è il modo migliore per iniziare a vivere una vita più appagante ed emotivamente sana. Se l’idea di non avere nessuno accanto ci fa paura e ci spaventa, immaginiamo come dev’essere sentirsi soli anche in compagnia del partner.Purtroppo, però, si tratta di una situazione più comune di quanto pensiamo. E i problemi iniziano quando, pur sapendolo, no si fa nulla al riguardo. La cosa brutta quando si è in coppia ma ci si sente soli è la consapevolezza che ci sia qualcosa di tremendamente sbagliato in tutto ciò. Il sentirsi soli anche se si è in coppia fa generare in noi un senso di vuoto cosmico, qualcosa che non riusciamo a gestire, generando una sensazione di malessere a cui crediamo che non vi sia rimedio, dal momento che abbiamo un partner! Ed è vero: non siamo soli, almeno non fisicamente. Tuttavia, non è detto che una persona presente fisicamente lo sia anche con lo spirito. A volte è necessario prestare attenzione ai segnali che ci avvertono dell’assenza del nostro partner: dettagli che ci indicano che è lì con noi, ma ha la testa altrove. Ma esistono diverse forme di solitudine quando si è in coppia, scopriamo quali:
- La solitudine affettiva: questo tipo di solitudine non è scelta da i coniugi o uno dei due. È per esempio quando uno si lamenta di essere sempre il motore che avvia o sostiene un dialogo, oppure chi prende sistematicamente l’iniziativa nei rapporti intimi in coppia.In queste differenti situazioni il coniuge mortificato può tentare di trovare altrove l’ascolto, la tenerezza, la conversazione che gli mancano.
- La solitudine coabitativa: questa forma può anche radicarsi nella coppia in cui ciascuno mantiene le proprie distanze rispetto all’altro e nulla più viene condiviso. Si finisce per convivere con un estraneo. A lungo andare non si hanno più rapporti intimi e il tutto si riduce a discussioni basilari sull’andamento delle spese di casa, le bollette ecc.
- La solitudine psicologica o relazionale: per esempio, può succedere che uno dei due partner passi un periodo drammatico per via di un lutto familiare e in merito a ciò passare più tempo con la famiglia d’origine. Nulla di male fino a quando nella moglie/fidanzata, scatta una sorta di gelosia per il tempo che il proprio partner trascorre lontano dal tetto coniugale. Il partner “in lutto” non si sente dunque capito dalla moglie, si sente solo ed isolato. Un altro esempio, molto più concreto, è dato dalla mancanza di riconoscimento da parte dell’uomo per la propria compagna quando nella coppia subentra un figlio e lei, lascia il lavoro per dedicarsi alla cura del bebè. In questo caso la neomamma non si sente riconosciuti i suoi doveri come madre, non si sente elogiata in quello che sta facendo, cioè crescere un bimbo e, conseguentemente inizia a provare sofferenza per aver abbandonato il lavoro. A questa donna mancava crudelmente il riconoscimento del suo investimento. Aveva voglia di qualcos’altro ma non sapeva come fare. L’unica soluzione per lenire questa solitudine, è quella di andare fuori per rinforzarsi.
- La solitudine geografica: Difficile non provarla quando gli sposi sono separati a causa di un lavoro, della malattia dell’uno o dell’altro, della salute dei parenti o di un bambino, di difficoltà finanziarie. Ognuno soffre di essere solo e non si tratta solo di chi resta a casa. Il ritmo di vita non permette sempre di distanziarsi dai problemi o di fermarsi in due. La sfida sarà dunque quella di confrontare le due solitudini e di trovare, ciascuno secondo i propri desideri e le proprie possibilità, il tempo necessario a rinforzare il legame coniugale.
Solitudine nel matrimonio: i dettagli che indicano che l’altro c’è solo fisicamente
Quante volte abbiamo detto al nostro partner: “Ci sei con il fisico ma la testa è altrove”?. Spesso, specialmente ora che la tecnologia avanza sempre più e restare connessi sembra l’unico modo per vivere, la “scusa” del telefono è sempre valida, anche se non credibile. Uno dei campanelli d’allarme che fanno presagire un aumento della solitudine in coppia è il tempo che il nostro partner passa con il cellulare in mano. Diciamo, anche noi lo facciamo ma questo fare rende le coppie sempre più distanti tra loro anche se sono vicine fisicamente, anche se siedono sullo stesso divano di casa. Scopriamo altri dettagli che indicano che l’altro c’è solo fisicamente ma con la testa è, ovviamente, altrove.
- Non ci ascolta, non presta attenzione a quello che gli diciamo. Magari cerca di mostrarsi attento, ma finge e ce ne accorgiamo. Lo sorprendiamo facendogli una domanda qualsiasi, a cui lui dà una risposta che non ha nulla a che fare. L’abbiamo colto in flagrante. Come sospettavamo, non ci stava ascoltando.
- Ci fa sentire inferiori, forse senza rendersene conto (di solito è quello che ripetiamo a noi stessi, per giustificarlo). Invece di incoraggiarci e motivarci a realizzare i nostri sogni e a portare avanti i nostri progetti, per folli e avventurosi che possano essere, non fa che ripeterci di smetterla con queste sciocchezze, tarpandoci le ali.
- Ma è sempre colpa nostra? Un partner dovrebbe stare al nostro fianco per sostenerci, non per demoralizzarci. Certo, forse abbiamo commesso degli errori, ma questo non significa che il nostro partner debba sempre darci la colpa o che ci pianti in asso alla prima difficoltà lavandosene le mani.
Le conseguenze emotive della solitudine di coppia
solitudine nel matrimonio, le conseguenze (Istock)
Non si tratta solo di stare male e sentirci tristi, desolati o delusi, la solitudine di coppia può avere delle ripercussioni a lungo termine che possono essere devastanti. Vivere al fianco di una persona egoista e provare ogni giorno questa solitudine è come vivere con una persona tossica. Ci mina e ci consuma poco a poco, finché non resta nulla di noi.
Una delle conseguenze più immediate nella solitudine di coppia è soffrire così improvvisamente di attacchi di ansia o di panico e, in casi più gravi ci ritroviamo a dover fare i conti con la depressione. Perché? La risposta sta nella persona con cui stiamo. La grande difficoltà, invece, consiste nel trovare il coraggio e la forza di darci un taglio. In un certo qual modo, la nostra autostima si è progressivamente affievolita, fino a farci sentire colpevoli della situazione che stiamo vivendo. Ci rinfacciamo persino di sentirci soli. Iniziamo a concentrare tutti i nostri sforzi nel trovare un punto di connessione intima ed emotiva con l’altra persona, affinché il nostro sia un legame solido, forte e sano. Cominciamo a temere che il partner ci abbandoni, che ci lasci perché non siamo stati in grado di risolvere i problemi tra noi. Cosa succede a questo punto? che abbiamo sviluppato una forte dipendenza emotiva e lo squilibrio diventa palese. Abbiamo smesso di essere noi stessi, abbiamo perso tutte le nostre forze dietro ad una causa impossibile. Se il nostro partner ci fa sentire soli, non dobbiamo colpevolizzarci. Il problema non siamo noi. È il nostro partner.
Essere soli e sentirsi soli: Qual è la differenza?
Solitudine nel matrimonio (Thinkstock)
Essere soli procura numerosi benefici quali: sentirsi bene con sé stessi, fare ciò che si ama, ritrovarsi per meglio tornare verso l’altro o comprenderlo, prendere delle distanze nei conflitti, sopportare meglio i periodi di assenza del coniuge e, essere soli può evitare un esaurimento psicofisico. Ma è frequente che ci si senta soli, in una coppia. È assolutamente normale, perché l’altro non può colmare tutto. La relazione coniugale non può essere il solo luogo di ricarica e di distensione.
L’essere in solitudine può rappresentare, oltre che un problema, anche una possibile opportunità di crescita personale. Tutto dipende da come decidiamo di affrontarla! Tendenzialmente la solitudine viene associata ad una connotazione prettamente negativa: “sono solo dunque mi manca qualcosa”, un qualcosa che per qualcuno potrebbe riguardare la mancanza di amicizie, per altri di un compagno e per altri ancora la mancanza di interessi. La Solitudine è quindi vista tendenzialmente come un dato oggettivo e quantitativo, legato all’assenza o alla presenza di contatti con l’ambiente esterno. Se la solitudine fosse legata esclusivamente ad un adeguato rapporto con l’ambiente esterno, come possiamo spiegare il fatto che è possibile sentirsi soli anche quando si è fisicamente in coppia? Per approfondire la tematica CLICCA QUI
Per poter dare una spiegazione a questa condizione, dobbiamo partire dal presupposto che la solitudine non è esclusivamente un dato oggettivo, legato alla quantità delle relazioni che intratteniamo o meno con il mondo esterno (in questo caso sarebbe più opportuno parlare di isolamento, concetto che rimanda appunto all’assenza di relazioni)ma è anche e soprattutto un dato soggettivo e qualitativo. Dobbiamo quindi fare una importante distinzione tra “l’essere solo” e il “sentirsi soli”:
- “l’essere solo” rimanda ad una dimensione oggettiva, legata all’assenza di un adeguato rapporto con l’ambiente esterno
- “sentirsi soli”, invece è uno stato d’animo proprio dell’individuo che trae origine dal proprio mondo interno, dal rapporto con se stesso.
Nel momento in cui avvertiamo questo senso di solitudine nonostante la nostra giornata sia ricca di impegni, attività e di rapporti con i nostri simili o in coppia, dovremmo fermarci un momento e riflettere su questo nostro stato d’animo. In questo caso, il nostro malessere non è legato ad un’assenza di contatti con il mondo esterno, non è un disagio legato all’essere soli ma bensì al sentirsi soli in mezzo ai propri simili. L’instaurare relazioni in funzione di un nostro bisogno, come la paura di affrontare la propria solitudine, non farà altro che alimentare il senso di solitudine stesso e la sensazione conseguente che nessuno ci capisca realmente. Se infatti affidiamo all’altro la capacità di farci sentire completi e pieni e per un qualsiasi motivo quella relazione dovesse interrompersi, il risultato sarà che ci ritroveremmo all’interno di un vuoto ancora più grande.
Cosa fare quando ci si sente soli in coppia?
Solitudine nel matrimonio Fonte: Istock
Nel momento che ci sentiamo soli anche se siamo sposati o in coppia, dobbiamo chiedere aiuto. Non importa se ad amici, familiari o ad un professionista. Quel che è certo è che non possiamo uscirne da soli senza l’aiuto e il sostegno di qualcuno. Una volta che avremo chiuso con il nostro partner e ci saremo lasciati alle spalle questa storia, dovremo imparare a coltivare la nostra propria solitudine. La solitudine che ci creava il nostro partner era dannosa e ci faceva stare male, per questo adesso è importante cercare la nostra.
Non si tratta di una situazione imposta, ma uno spazio di intimità da dedicare a noi stessi che siamo noi a scegliere. In questo caso, si tratta di una solitudine sana, in cui impareremo a conoscerci e ci sentiremo a nostro agio e sicuri di noi stessi. Anche se in passato abbiamo avuto paura di stare da soli, ora almeno abbiamo imparato che è di gran lunga meglio questo genere di solitudine che quella che ci ha fatto provare la persona che al tempo stava al nostro fianco. Se la persona che ci sta accanto non ci apprezza, non ci valorizza, è indifferente a come stiamo o come ci sentiamo e non ci appoggia in modo incondizionato, allora vuol dire che abbiamo accanto una persona che emotivamente non ci da quello di cui abbiamo bisogno: amore e rispetto per la nostra persona.