Il Ritmo dello Spazio: intrecci di arte e scienza in mostra a Pisa, dove artisti internazionali interpretano i temi della fisica contemporanea.
Parlare di scienza attraverso il linguaggio dell'arte è ciò che si propone la mostra Il ritmo dello spazio – Da Marconi alle onde gravitazionali, allestita al Museo della Grafica di Pisa, aperta fino all'8 dicembre: artisti noti sulla scena europea e internazionale, riuniti nel gruppo Universe 2.0 (che comprende scienziati, architetti, filosofi...), interpretano con opere e installazioni i temi più complessi della fisica contemporanea.
DA NOBEL A NOBEL. Il primo richiamo storico è a Guglielmo Marconi, che dalla stazione di Coltano, nei pressi di Pisa, accese via radio le luci della gigantesca statua di Cristo Re a Rio de Janeiro, il 12 ottobre del 1931. E naturalmente ci sono le onde gravitazionali, quell'eccezionale conferma sperimentale (nel 2015) delle teorie di Einstein che ha poi portato all'assegnazione del premio Nobel per la fisica nel 2017.
Pisa: Il Ritmo dello Spazio al Museo della Grafica. Foto: la stanza dedicata a Marconi e alle onde radio. Tra gli oggetti in mostra anche cristalli di galena, minerale utilizzato all'inizio del Novecento per costruire i ricevitori radio. | EGO PHOTO
LE SUGGESTIONI DELL'ARTE. Proprio il padre della Teoria della Relatività affermava che tutte le discipline e forme di conoscenza altro non sono che rami di uno stesso albero, e in linea con questo pensiero si muove la mostra. L'intento non è didascalico - non c'è intento di spiegare o insegnare - ma di suggerire tramite i lavori degli artisti concetti sfuggenti, in particolare quelli legati alla controintuitiva concezione dello spazio-tempo nella Teoria della Relatività.
Più in generale, in questo incontro tra arte e scienza si cerca di riflettere da un punto di vista emotivo sulla natura dell'umanità immersa nel cosmo. «La scienza è gestione dell'incertezza», afferma Stavros Katsanevas, fisico, direttore dell'European Gravitational Observatory e curatore della mostra, e l'arte è vista come un aiuto in questa ricerca di senso.
Gravity's Dance, per esempio, suggestiva opera dell'artista americana Liliane Lijn, che ha collaborato anche con la Nasa e le cui opere sono esposte tra l'altro alla Tate, al British Museum e al Victoria and Albert Museum di Londra, è un disco di stoffa nera del diametro di cinque metri, controllato da un motore, che ruota sempre più vorticosamente evocando il movimento cosmico delle particelle atomiche, dei pianeti, delle galassie, e il ritmo incessante delle forze che avvicinano e allontanano.
Tomàs Saraceno, inventore di una tecnica che realizza precisi modelli in 3D di ragnatele tramite la tomografia laser, paragona il lavoro del ragno alla trama del nostro universo, vasta rete cosmica vibrante in cui sottili filamenti (le galassie, le trame di energia...) si alternano al vuoto. Un'installazione a cura dell'INFN rappresenta in forma sperimentabile il modo in cui ogni corpo dotato di massa, anche il più piccolo, influenza lo spazio-tempo: è lo spettatore che con il suo corpo può deformare e incurvare lo spazio, proprio come fanno le stelle e i buchi neri, e persino generare onde gravitazionali (virtuali).