Una ricerca inglese smentisce la bufala del cellulare che ti ascolta. Ma ciò non significa che non sappia tutto di te.
No, il tuo cellulare non ti ascolta e non divulga a nessuno i tuoi più segreti riservati. È la conclusione di una ricerca pubblicata di recente, che dovrebbe finalmente mandare in soffitta una delle più diffuse teorie cospirazioniste a sfondo tecnologico.
LA PUBBLICITÀ CHE TI SEGUE. Lo studio parte dalla sensazione, lamentata da molti utenti soprattutto sui social network, di vedere sul proprio smartphone banner pubblicitari relativi a prodotti o servizi mai cercati online ma dei quali si è parlato con amici e conoscenti.
La ricerca è stata condotta nei laboratori di Wandera, azienda britannica specializzata in sicurezza informatica.
I ricercatori hanno installato alcune tra le app più note, tra cui Facebook, Chrome e Amazon, su diversi telefoni Android e iOS accettando tutti i permessi di accesso al microfono, al gps, alla rubrica ecc.
Questi telefoni sono stati lasciati per 30 minuti in una stanza dove venivano trasmessi in sequenza alcuni spot radiofonici di alimenti per cani e gatti.
Un set identico di smartphone, con le stesse impostazioni, è stato lasciato per lo stesso tempo in una stanza perfettamente silenziosa.
Al termine del test sugli smartphone di entrambi i gruppi non è stata rilevata alcuna inserzione a tema, come una pubblicità di croccantini, per dire…
FIDO TELEFONINO. I ricercatori hanno inoltre analizzato l’utilizzo della batteria dei vari dispositivi e la quantità di traffico dati consumato dalle varie app. I numeri non hanno evidenziato alcuna sostanziale differenza tra i due gruppi di telefoni e non hanno fornito alcuna evidenza relativa ad ascolti o trasmissioni di informazioni non autorizzate.
«Non c’è alcuna prova scientifica a supporto della teoria che vede gli smartphone al centro di una cospirazione internazionale», ha commentato alla BBC il numero uno di Wandera, Eldar Tuvay.
LA RETE TI CONOSCE. Ma allora come si spiega la comparsa di banner effettivamente correlati con argomenti in quel momento per noi rilevanti?
Se non è direttamente riconducibile a ricerche effettuate online, la comparsa di pubblicità personalizzate può essere collegata a sistemi predittivi particolarmente efficienti, che vengono “istruiti” dai nostri comportamenti online (dai siti che frequentiamo alle app che scarichiamo), ma anche offline.
Facebook, per esempio, lo afferma del resto molto chiaramente nella pagina delle condizioni del servizio: i dati relativi alla posizione dell’utente e agli acquisti effettuati in alcuni negozi possano essere utilizzati per mostrare agli utenti messaggi pubblicitari personalizzati. Svelato l’arcano?