Nel sito Neanderthal di Grotta dei Moscerini sono stati trovati utensili ricavati da bivalvi e pietre vulcaniche, pescati o raccolti sulla spiaggia.
I Neanderthal si avventuravano anche sotto l’acqua, pur di ottenere strumenti appuntiti, taglienti e abrasivi. Uno studio archeologico compiuto presso uno dei più ricchi siti archeologici italiani frequentati da Neanderthal rivela un aspetto poco conosciuto degli antichi “cugini”: la capacità di pescare non solo le risorse primarie per mangiare, ma anche il materiale più adatto per fabbricare gli utensili di uso quotidiano. La ricerca è stata pubblicata su PLOS ONE.
I frammenti di conchiglia usati come utensili dai Neanderthal. | VILLA ET AL., 2020
PESCATORI PROVETTI. La capacità dei Neanderthal di sfruttare le risorse costiere è stata finora analizzata da un numero limitato di studi. Dati archeologici raccolti in Spagna, Francia e Italia suggeriscono che sapessero pescare molluschi marini e pesci d’acqua dolce, ma la nuova ricerca condotta nella Grotta dei Moscerini, una caverna aperta sulla spiaggia nei pressi di Gaeta (Latina) ed esplorata a partire dal 1949, indica che dal mare traevano anche materie prime per la fabbricazione di utensili, come conchiglie di fasolari (molluschi bivalvi che vivono nei fondali sabbiosi) e pietra pomice.
La grotta è particolarmente ricca di conchiglie tagliate e levigate a mano risalenti al Medio Paleolitico (circa 100 mila anni fa), per la maggior parte provenienti da fasolari (Callista chione). Paola Villa, archeologa del Museo di Storia Naturale dell’Università del Colorado e dell’Istituto Italiano di Paleontologia Umana di Roma, ne ha analizzate 171: a giudicare dallo stato di conservazione del guscio e delle incrostazioni presenti su di esso, un quarto di esse sembra essere stato recuperato dirattamente dal fondo del mare, quando gli animali erano ancora vivi.
Le conchiglie rimanenti sarebbero state, invece, raccolte sulla spiaggia, insieme alle pietre pomici trovate nella grotta in abbondanti depositi. Queste rocce di origine vulcanica, utilizzate come oggi per la loro capacità abrasiva, sarebbero arrivate via mare dopo eruzioni sull’Isola di Ischia o nei Campi Flegrei (la vasta area vulcanica nel Golfo di Pozzuoli). I bordi arrotondati delle pietre indicano che furono trasportate dalle correnti per circa 70 km, fino alla spiaggia alla base della Grotta dei Moscerini.
IMMERSIONI MIRATE. Secondo gli archeologi, la scoperta prova che i Neanderthal nell’Europa occidentale erano in grado di guadare tratti di mare o immergersi nelle acque costiere con scopi ben precisi, per raccogliere risorse specifiche, anche prima che l’Homo sapiens portasse queste abitudini nella regione. La pratica è risultata più diffusa negli strati archeologici che presentano meno utensili in pietra: può darsi che i Neanderthal ricorressero alla pesca di bivalvi nei periodi in cui le rocce silicee scarseggiavano, oppure che cercassero appositamente le conchiglie per i loro bordi taglienti e affilati.